Questi articoli sono stati scritti con l’intenzione di raccogliere le informazioni di base che penso sia necessario acquisire prima di iniziare a fare cosmetici in casa. Ho cercato di riportare più fonti e articoli possibili per confermare le informazioni riportate, ma non prendete mai ciò che leggete come se fosse una verità assoluta. Controllate sempre le informazioni su più fonti attendibili, e considerate questi articoli come punto di partenza: continuate a studiare e a costruire le opportune basi di chimica che vi servono, prima di “mettere le mani in pasta” e dedicarvi all’autoproduzione di cosmetici. Se notate degli errori o inesattezze, o pensate che dovrei rivedere o approfondire alcuni aspetti, contattatemi!
- Fase esterna: Acqua
- Fase interna: Olio
- Emulsionanti
- Conservanti
- Sostanze funzionali
- Fragranze cosmetiche
- Il pH
- Quindi, come si presenta una formula?
Nell’articolo precedente abbiamo imparato il concetto di emulsione e che le creme cosmetiche sono emulsioni.
Ricapitolando, abbiamo visto che una crema cosmetica (o una crema in generale) è una emulsione, che è un sistema colloidale in cui una fase interna costituito da goccioline di un liquido è dispersa in una fase esterna in cui tale liquido è immiscibile. Il sistema è stabilizzato dalla presenza di un emulsionante, che si pone all’interfaccia tra le due fasi.
In una crema cosmetica abbiamo nello specifico goccioline di olio disperse in acqua (creme O/W) oppure goccioline di acqua disperse in olio (creme W/O).
La stabilità di una crema dipende da molti fattori, che non sono limitati alla presenza dell’emulsionante giusto: ad esempio, la viscosità della fase esterna, modulata dalla presenza di modificatori reologici (gelificanti), influisce sulla stabilità delle goccioline disperse; allo stesso tempo, la dimensione delle goccioline disperse è molto importante, e più esse sono piccole, più l’emulsione è fine e stabile.
Ora, analizziamo più nel dettaglio i componenti effettivi di una crema cosmetica. Abbiamo capito che i requisiti minimi sono: acqua – olio – emulsionante. L’articolo precedente ci ha suggerito che anche la presenza di un gelificante ne favorisce la stabilità.
Vediamo ora i dettagli di ciascuna fase di una crema. Ci focalizzeremo per ora sui sistemi O/W, dove la fase esterna è acquosa e la fase interna è lipofila.
Fase esterna: Acqua
La fase esterna è anche nota come fase continua. In una crema O/W, contiene principalmente acqua.
Acqua. In chimica cosmetica, non usiamo l’acqua del rubinetto per fare le creme. I laboratori usano l’acqua distillata. Chi lo fa per hobby usa l’acqua demineralizzata, che è quella venduta per il ferro da stiro. L’acqua del rubinetto non è utilizzata per la preparazione di galenici e cosmetici perchè contiene una concentrazione variabile di ioni e sali, che non possiamo conoscere con certezza e che possono avere influenza sulla stabilità di certi componenti della formula (1). Fate attenzione: l’acqua demineralizzata non è sterile. Alcuni suggeriscono di bollire questa acqua e lasciarla raffreddare prima di usarla, per uccidere un po’ di eventuale carica microbica. Tuttavia, dobbiamo anche considerare che il nostro cosmetico fatto in casa è tutt’altro che sterile. Quindi farlo con l’acqua sterilizzata sarebbe un po’ come sterilizzare un ago e poi toccarlo con le mani sporche. Se vi fa sentire più tranquilli, bollite l’acqua. Altrimenti, semplicemente evitate di usare quella bottiglia di acqua demineralizzata che avete comprato nel 1999.
Modificatori reologici – gelificanti. Ne abbiamo parlato un po’ nell’articolo precedente, ora è il momento di capire chi sono. Gli agenti gelificanti o modificatori reologici sono per lo più molecole in grado di aumentare la viscosità di una soluzione (2). Li troviamo sia nell’industria alimentare che in quella cosmetica. Tra quelli usati in chimica cosmetica troviamo:
- Polisaccaridi, ovvero polimeri composti da unità zuccherine. Esempi sono la gomma xanthana, la gomma guar, gli amidi, gli alginati, l’idrossietilcellulosa.
- Polimeri sintetici, disponibili con diversi nomi commerciali, come Carbomer, Carbopol, Tinovis, Pemulen (poliacrilati), e Aristoflex (acryloyldimethyltaurati).
- Addensanti inorganici, come la silice e argille modificate.
I gelificanti più usati in creme fatte in casa sono i polisaccaridi (le gomme) e i poliacrilati. Ciò che succede quandi li mettiamo in acqua è che iniziano a rigonfiarsi, e questo accade normalmente entro un certo intervallo di pH, e convertono la fase acqua in una fase gel. Quindi, l’acqua diventerà sempre più viscosa e ciò avrà una influenza finale sulla consistenza finale della crema, ovviamente, ma anche sulla stabilità della stessa. Le goccioline di olio disperse avranno una minor libertà di movimento e sarà più difficile che coalescano e si separino dalla fase continua.
[Vai agli articoli specifici su reologia e modificatori reologici]
Glicerina. Un altro componente che troviamo nel 99,9% delle formule è la glicerina (glicerolo). La glicerina è un alcol e si presenta come liquido molto viscoso e igroscopico. Si usa in chimica cosmetica come umettante e ostacola la perdita di umidità dal prodotto (3). Tipicamente si aggiunge alla fase acquosa e nelle preparazioni fatte in casa lo usiamo anche per aiutare la sospensione di alcuni gelificanti, come la gomma xanthana o la gomma guar, prima di aggiungerli al resto dell’acqua.
Fase interna: Grassi
In una crema O/W, la fase interna è costituita da sostanze lipofile. La componente grassa di una crema è quella che fornisce l’effetto emolliente e nutriente sulla pelle, e i diversi oli hanno diverse proprietà che possono essere più o meno indicate per diversi tipi e problematiche di pelle. Qui discuteremo solo di oli derivati da piante, ma ricordate che ci sono moltissimi oli sintetici ed esteri utilizzati nell’industria cosmetica a questo scopo.
Al di là delle proprietà specifiche di ciascun olio vegetale, è importante considerare che ciascun grasso ha il suo impatto sulla percezione finale e sulla spandibilità della crema. Alcuni oli vengono percepiti come più emollienti e pesanti di altri e scorrono più o meno bene sulla pelle. Lo stesso vale per i burri.
Alcuni burri poi hanno delle texture diverse tra loro, con alcuni più duri e compatti e altri più morbidi, il che può influenzare la consistenza della crema a temperatura ambiente.
La scelta della combinazione di emollienti meriterebbe un’enorme discussione approfondita a parte, come quella che trovate qui (su un blog che tra l’altro vi consiglio di frequentare).
Anche in questo caso mi limiterei a dire due cose di base che possono essere utili da sapere quando si inizia a pensare di fare qualche cosmetico in casa.
Da principianti, possiamo iniziare a valutare i seguenti aspetti:
La percentuale totale di grassi nella crema. Quanto grasso mettiamo nella crema va deciso a seconda che la nostra pelle sia secca, normale o grassa. Onestamente non sono riuscita a trovare delle linee guida universali su cui tutti siano d’accordo, perchè a quanto pare i formulatori hanno le proprie preferenze a seconda della parte del mondo in cui vivono. Per esempio, in Italia si trova scritto che la percentuale di grassi va da 5% per pelli grasse a 15% per pelli secche in creme viso e 25% in creme corpo. In Regno Unito, si dice dal 3% al 20% (4). I tedeschi invece quando parlano di crema ricca fanno proprio sul serio e arrivano fino al 35% (5).
La spandibilità e il tocco della crema. Questo è uno degli aspetti complicati. La composizione della fase grassa ha influenza su come il prodotto finale si spalmerà, diciamo, sulla vostra pelle e come percepirete la vostra pelle dopo l’applicazione. Si assorbirà (ovvero non la sentirete più addosso – non significa che penetri attraverso la pelle) velocemente? Sentirete la vostra pelle ancora morbida per un po’ dopo l’applicazione? La crema sarà più ricca o leggera? Sarà asciutta o più unta? Questo dipende anche dalla composizione dei grassi. Ci sono due particolari caratteristiche degli oli che, tra le altre, hanno una certa influenza sulla spandibilità e sul cosiddetto skin feel: la viscosità e la tensione superficiale (6). Per la maggior parte degli oli vegetali che usiamo, a parte qualche eccezione, la tensione superficiale non cambia moltissimo (7), quindi per il momento ci occupiamo più che altro della viscosità. Fate attenzione perchè viscosità non significa densità: a volte le due caratteristiche vengono confuse. In molti casi, liquidi con alta viscosità hanno anche alta densità, ma i due parametri non sono correlati e non è sempre così. La viscosità è un parametro un po’ antipatico da misurare e non ci sono tabelle comprensive di tutti i valori assoluti di viscosità per gli oli vegetali che usiamo nei nostri cosmetici fatti in casa. Per avere un’idea, si devono confrontare dati presi da articoli scientifici diversi, controllando che tutti i parametri di misurazione siano gli stessi – e da ex ricercatrice, vi assicuro che persino quando si dichiarano stessi parametri sperimentali, il confronto tra dati provenienti da articoli diversi è sempre un lavoraccio difficile da fare.
Comunque, spinta dalla curiosità ho dato un’occhiata a tutta una serie di articoli scientifici almeno per farmi un’idea (8, 9, 10, 11, 12, 13). Come ci si poteva aspettare, dal più viscoso al meno viscoso, abbiamo:
- Vitamina E (tocoferolo)
- Olio di ricino
- Olio di arachide
- Olio di colza
- Olio di oliva
- Olio di girasole
- Olio di cocco
- Squalano
- Olio di vinacciolo
- Olio di jojoba
- Dicaprylyl ether
Ecco perchè tocoferolo e olio di ricino sono percepiti come oli pesanti, mentre il jojoba e dicaprylyl ether (così come dicaprylyl carbonate) sono percepiti come leggeri.
Inoltre questo è il motivo per cui in un rossetto o in un burro labbra usiamo l’olio di ricino e/o il tocoferolo: perchè in questo tipo di prodotto, l’emolliente deve creare una specie di barriera occlusiva sulle labbra e non deve spandersi e migrare facilmente e sparire subito.
Una viscosità alta si traduce in una minor spandibilità e la sensazione che l’olio rimanga a ungere la pelle per più tempo (si ha l’impressione che “non si assorba”), mentre una viscosità inferiore comporta una maggior spandibilità e la sensazione che il prodotto si assorba subito (in realtà vi ricordo che non è una questione di penetrazione attraverso la pelle).
Un discorso simile si fa per la tensione superficiale (14).
Quindi insomma, quando facciamo la nostra cremina semplicina, per modularne il comportamento sulla pelle in questi termini dobbiamo bilanciare gli oli spandibili con quelli meno spandibili.
Anche i burri e le cere possono avere influenza sullo skin feel. Alcuni burri, come il burro di cacao, hanno una texture più dura e il tocco più pesante, pur rimanendo asciutti e non grassi, mentre ad esempio il karité è più morbido e percepito come emolliente.
La consistenza della crema. La scelta e il bilanciamento dei grassi avrà influenza anche sulla consistenza della crema (15, 16). Questa è influenzata inoltre anche dalla presenza di altri composti tipicamente grassottelli, i fattori di consistenza, che possono essere esteri o cere o alcoli (cetyl palmitato, alcol cetilico, acido stearico, cera d’api). Burri come il burro di cocco e il burro di karité possono a loro volta influire sulla consistenza della crema, rendendola più ferma. Quindi, se volete fare una lozione fluida invece di una crema molto densa e ferma, dovrete valutare bene l’uso dei fattori di consistenza e dei burri.
L’emulsionante
Finalmente siamo arrivati al core della crema, al paciere che fa stare tutto insieme: l’emulsionante.
Come già visto nell’articolo precedente, gli emulsionanti sono molecole che possono interagire sia con l’acqua che con l’olio. Si posizioneranno all’interfaccia tra le goccioline di olio e la fase continua acquosa, con le loro code idrofobe orientate verso le goccioline di olio e le teste idrofile orientate verso la fase acquosa, portando finalmente pace e stabilità tra questi due mondi.
La situazione più stabile ce l’abbiamo quando un emulsionante può interagire in uguale misura sia con l’acqua che con l’olio, ma spesso per arrivarci dobbiamo combinare un emulsionante più idrofilo con uno più lipofilo. Alcuni emulsionanti in commercio sono detti auto-emulsionanti e sono già formulati in modo da funzionare senza bisogno di aggiunte particolari.
Alcuni emulsionanti che si trovano presso i rivenditori di materie prime:
- Methyl Glucose Sesquistearate (Emulsan II)
- Glyceryl Stearate-PEG stearate
- Ceteareth-25
- Cetearyl Glucoside
- Polyglyceryl-3 Methylglucose Distearate
- Cetearyl Olivate, Sorbitan Olivate (Olivem 1000)
- Beta-Glucan (and) Pectin (Bergamuls ET 1)
- Glyceryl Citrate, Linoleate, Oleate (Imiwitor 375)
- Cetearyl Alkohol and Cetearyl Glucoside (Montanov 68)
- Hydrogenated Lecithin (Phospholipon 80H)
- Sucrose Stearate
E la lista potrebbe continuare. Tutti questi emulsionanti sono fatti per funzionare bene nel tenere insieme le creme. Dovete sempre leggere bene la scheda tecnica fornita dal rivenditore o produttore, per sapere a che percentuale vanno usati. Inoltre dovete sempre tenere presente che alcuni di essi necessitano di un fattore di consistenza lipofilo nella formula per stabilizzare l’emulsione.
Fattori di consistenza
- Cetyl Alcohol
- Cetyl Palmitate
- Stearic Acid
- Glyceryl Stearate
- Cetylstearyl Alcohol
E molti altri.
Gli emulsionanti + fattori di consistenza sono in molti casi mescolati alla fase grassa della crema e sciolti con essa. In alcuni casi, devono andare invece nella fase acquosa. Ci sono poi anche emulsionanti che lavorano a temperatura ambiente.
Quando si lavora con un emulsionante che va sciolto (in acqua o nella fase grassa), è bene scaldare anche l’altra fase della crema in modo da portarla alla stessa temperatura e assicurare una buona riuscita dell’emulsione.
Focus su emulsionanti cationici
Anche le maschere e i balsami per capelli sono creme. In questo caso però sono tenute insieme da un altro tipo di emulsionanti: quelli cationici. Gli emulsionanti cationici sono molto comuni in maschere per capelli e prodotti per capelli in generale, perchè interagiscono molto bene con lo strato superficiale del capello e in generale vengono percepiti come agenti condizionanti e districanti. D’altra parte, sono pur sempre degli emulsionanti, quindi possono tenere in piedi la crema.
Ci sono molti emulsionanti cationici disponibli e purtroppo non molti – anzi, alla fine nessuno – sono innocui anche per l’ambiente, cioè non tossici per la fauna acquatica.
Gli emulsionanti cationici che uso sono:
- Una miscela conosciuta come Esterquat, che consiste di Distearoylethyl Hydroxyethylmonium Methosulfate e Cetearyl Alcohol
- Behentrimonium methosulfate
Questi due condizionanti sono descritti come aventi minor impatto sulla vita acquatica, rispetto ad altri condizionanti ben noti, come il behentrimonium chloride. Tuttavia, ho notato che nei data sheet relativi a questi composti, viene comunque riportata la tossicità per la vita acquatica (17, 18), quindi mi sono detta che nel momento in cui si seguono le dosi consigliate d’uso (per evitare irritazioni cutanee e oculari), non fa molta differenza se si usa il behentrimonium methosulfate o il behentrimonium chloride. Fanno comunque “schifo”.
Conservanti
Ci sono persone e addirittura aziende cosmetiche che vantano cosmetici privi di conservanti, privi di parabeni, privi di questo e di quell’altro.
Spero che non sia vero, perchè una crema senza conservanti è una crema che presto diventerà la casa dove abiterà una comunità di batteri, muffe e funghi.
I conservanti non sono di certo sostanze simpatiche, se le si usassero pure direttamente sulla pelle, questo è vero. Ma non sta scritto da nessuna parte che si debbano usare così! Vanno aggiunti alle creme a una certa percentuale d’uso (che non ho mai visto oltre l’1%) e questa sarà sufficiente a salvare la vostra crema da eventuali contaminazioni per un periodo sufficiente.
Ci sono molti conservanti ad ampio spettro che possiamo usare. Alcuni esempi:
- Parabeni. Inizio direttamente con il nemico pubblico numero uno. Molto tempo fa, ci fu uno studio che speculò che i parabeni fossero cancerogeni. Lo studio fu poi contestato, ma l’immagine pubblica dei parabeni non se ne ripulì mai più. Non ci sono evidenze sperimentali accreditate sulla loro pericolosità per la salute umana correlata all’uso cosmetico (19), quindi non c’è bisogno di andare nel panico se ne vediamo uno in un prodotto. Sono consentiti anche dal Regolamento Europeo (20). I parabeni sono efficaci contro contaminazioni da batteri gram positivi e fungine, e possono essere combinati con antimicrobici contro gram negativi (21). Ecco alcuni parabeni:
- Metylparaben
- Butylparaben
- Propylparaben
- Germaben II: miscela di Propylene glycol, Diazolidinyl urea, Methylparaben, Propylparaben
- Cessori di formaldeide. Queste molecole rilasciano piccoli quantitativi di formaldeide nel prodotto e sono combinati con altri conservanti (come i parabeni) per assicurare una copertura maggiore contro le contaminazioni (22). Il loro uso nei cosmetici è soggetto a limitazioni in UE. I più comuni sono:
- Imidazolidinyl urea
- DMDM hydantoin
- Diazolidinyl urea
- Quaternium 15
- Fenossietanolo. Questo composto è molto usato come conservante, ha attività ad ampio spettro e si può usare in un ampio range di pH. Spesso combinato con altri conservanti.
- Acido benzoico, acido sorbico, acido levulinico (e i sali sodio benzoato, potassio sorbato). Sono tra i più comuni conservanti naturali, anche se nella loro produzione di naturale non hanno proprio nulla. Anch’essi possono trovarsi combinati con altri conservanti.
- Alcol benzilico/acido deidrossiacetico, è lui, il più noto tra coloro che si accingono per la prima volta a fare cosmetici in casa. Conosciuto come Cosgard, Geogard, Salvacosm DB, e altri nomi. Ha una buona attività contro gram positivi e negativi e contro funghi, ma è un po’ più debole contro le muffe (23), motivo per cui si consiglia l’associazione ad esempio con potassio sorbato.
I conservanti sono spesso sensibili al calore, quindi vengono aggiunti alle creme solo una volta che si è stabilita l’emulsione e lasciata raffreddare. Fanno parte della cosiddetta cool down phase (fase a freddo).
Ingredienti funzionali
Fino ad ora, abbiamo visto i componenti essenziali di una crema:
- Acqua (+ modificatori reologici)
- Oli
- Conservanti
Ma c’è molto di più: è giunto il momento di parlare degli ingredienti funzionali.
Gli ingredienti o sostanze funzionali sono tutte quelle molecole che hanno una specifica (benefica) attività per la nostra pelle e i nostri capelli, ad esempio:
- Idratante
- Anti-aging
- Condizionante
- Equilibrante
- Purificante
- Filtri solari
E molte altre. Alcune sono più dettate da esigenze di marketing che da attività vera e propria, altre sono effettivamente molto utili. Io ne uso pochi e mantengo le mie cremine sempre sul basic, se volete cimentarvi in creme molto complesse vi consiglio di cercare fonti diverse dal mio blog – ma come scrivo sempre, vi consiglio di cercare anche altre fonti in ogni caso. Qui elencherò gli ingredienti funzionali che uso e che preferisco per il mio tipo di pelle. Ho la pelle molto secca e per lo più mi trovo bene con attivi idratanti.
[Vai agli articoli specifici sull‘idratazione fisiologica della pelle e sulle sostanze idratanti]
Pantenolo. Il pantenolo è una pro-vitamina del complesso B e fa parte dei costituenti di pelle e capelli. Viene impiegato in dermatologia nel mantenimento del buono stato di salute della pelle, e persino in alcune preparazioni per la rimarginazione di piccole ferite (24). Lo uso per la sua attività idratante solo in prodotti per la pelle: è vero che è tra i costituenti dei capelli, ma non verrà assorbito da quella massa morta di tessuti che sono i nostri capelli. Magari può contribuire a creare un film attorno al capello, come molti agenti idratanti e umettanti, ma non riparerà nè nutrirà il capello (25, 26). Si può usare come soluzione al 75% (che è molto densa) da aggiungere nella fase cooling down a concentrazioni tra 0.5% e 5% (27, 28). Tenere presente che la soluzione che usiamo ha pH alcalino (8-9).
Sodio Lattato. Il sodio lattato è il sale di sodio dell’acido lattico. È usato in chimica cosmetica come agente tampone e come idratante, e fa parte dei costituenti del cosiddetto fattore naturale di idratazione (NMF) (29, 30). È utile anche come agente tampone, cioè agente che aiuta a mantenere stabile il pH di un prodotto – specialmente quando sono presenti elementi che lo aumentano o lo diminuiscono nel tempo, come l’urea. Si può usare in forma di soluzione al 60% da aggiungere al cosmetico fino a una dose massima del 10% (31).
Acido ialuronico/sodio ialuronato. L’acido ialuronico è uno dei VIP nella community degli agenti idratanti, principalmente per via dei claims sulla sua efficacia anti-age, che io ignoro totalmente. Che sia anti-aging o no, è un buon idratante. Di questi tempi ci sono anche molti claims e confusione sul peso molecolare che si dovrebbe usare e si sostiene che l’acido ialuronico a peso molecolare inferiore penetrerebbe attraverso la pelle e quello a più alto peso molecolare no. In generale ho dei personalissimi dubbi sull’efficacia della penetrazione di ingredienti funzionali attraverso la pelle per semplice applicazione topica di un cosmetico, ma se ne volete sapere di più, l’internet è pieno di informazioni più o meno utili. A me interessa che sia idratante. Uso il sodio ialuronato a medio peso molecolare di Glamour Cosmetics in creme e gel. Si può usare così com’è (0.2-0.5%) oppure farne un gel all’1% e usarlo come ingrediente funzionale della crema (1-5%).
Per fare il gel all’1%: si preparano 99 g di acqua demineralizzata e conservata (con conservante alla sua dose di utilizzo), poi si aggiunge la polvere di sodio ialuronato disperdendola a pioggia sulla superficie dell’acqua. Si lascia riposare per alcune ore-una notte: il polimero si idrata e rigonfia, formando un gel.
Sodium PCA (sale sodico dell’acido piroglutammico). Ecco un altro idratante. È uno dei pochi ingredienti funzionali che uso anche sui capelli, perchè è un antistatico. Si può usare nella fase cooling down o direttamente nella fase acquosa che viene riscaldata (non è sensibile al calore) a concentrazioni 1-10% (32).
Allantoina e Urea. Allantoina e urea sono agenti idratanti che ad elevate concentrazioni possono avere effetto cheratolitico. L’allantoina non è molto solubile in acqua e si può usare ad esempio allo 0.35-0.4% nella fase acquosa (il range di concentrazione consigliato va da 0.1 a 0.5% (33)). L’urea si trova in cosmetici fino a concentrazioni molto alte, quando usata come cheratolitico; come idratante si può usare ad esempio tra 1-5%.
Importante: la stabilizzazione dell’urea. L’urea può andare incontro a decomposizione in anidride carbonica e ammoniaca, se non stabilizzata, comportando l’aumento di pH del prodotto nel tempo (34, 35). L’urea non dovrebbe essere esposta ad alte temperature e deve essere stabilizzata nel prodotto finale in presenza di soluzioni tampone, come ad esempio un tampone acido lattico/sodio lattato, o con stabilizzanti come il triethyl citrate. Il pH del prodotto finale non dovrebbe essere superiore a 6.
Alpha-Bisabololo. L’alpha-bisabololo è un sesquiterpene originariamente derivato dalla Camomilla. È impiegato in cosmetica per il suo effetto antinfiammatorio e protettivo per la pelle. Il suo utilizzo però deve essere limitato a 0.05-0.2% della formulazione (36). È solubile in alcol e oli, non in acqua.
Niacinamide. La niacinamide (o nicotinamide o vitamina B3) è impiegata in cosmetica come ingrediente funzionale perchè ha effetti nel migliorare la funzionalità di barriera della pelle e può apportare diversi benefici nel suo aspetto generale (37). Si usa in range di pH tra 5 e 6 per evitare la possibile idrolisi in acido nicotinico e ammoniaca. La concentrazione d’uso può variare, io la uso all’1-2%.
Inulina. L’inulina è un polisaccaride che può trovare impiego come condizionante e umettante per pelle e capelli (38, 39). Lo uso all’1-2% disciolto nella fase esterna (non è sensibile al calore).
Fragranze cosmetiche
Una delle prime cose che facciamo quando abbiamo un nuovo cosmetico tra le mani è annusarlo. Infatti, il profumo piacevole di un prodotto cosmetico è una parte importantissima della cosmetic experience, quindi dobbiamo prenderla in considerazione anche quando ne prepariamo uno noi.
Oltre alle materie prime di base, i rivenditori vendono sempre anche fragranze cosmetiche e oli essenziali, che possiamo usare per dare un profumo specifico al nostro cosmetico, che sia il gelsomino o le rose o… lo zucchero filato.
Gli esperti di profumi sono in grado di combinare più fragranze in modo da creare delle profumazioni meravigliose anche nei cosmetici. Io non sono tra loro, anzi, ho davvero poco gusto nello scegliere la fragranza giusta per l’uso a cui è destinato il cosmetico.
Quindi, siccome non sono in grado di parlarvi di note di testa e simili, vi dirò solo la parte antipatica di questo argomento: c’è un limite su quanta fragranza possiamo mettere in un cosmetico. Questo dosaggio limite di solito è indicato nella scheda tecnica della fragranza specifica che comprate. Inoltre, dovete sempre tenere in conto le eventuali allergie ai componenti specifici delle fragranze.
Quando le uso, di solito mi limito a 1% per creme corpo e 0.5% (o niente) in quelle per il viso, perchè mi danno fastidio i prodotti profumati sul viso. Ma è un problema mio.
Con gli oli essenziali, dobbiamo essere ancora più attenti: solo perchè sono di derivazione naturale, non significa che siano acqua fresca e che possiamo aggiungere una boccettina intera a una crema. Seguite sempre le linee guida sull’uso dello specifico olio essenziale che avete in mano e date un’occhiata anche a questa e a quest’altra lista. Ricordatevi anche che alcuni oli essenziali sono fotosensibilizzanti!
Il pH
Il pH è un parametro molto importante di un prodotto cosmetico. In breve: la nostra pelle ha il suo sistema e il suo equilibrio in termini di pH superficiale, che in media è attorno a 5 (40, 41). Nonostante la pelle abbia delle capacità tampone, che aiutano a ribilanciare il pH quando essa entra in contatto con soluzioni acquose un po’ acide o un po’ basiche(42), non vogliamo di certo spalmarci addosso qualcosa che sia completamente al di fuori del range di pH a cui la pelle è abituata, specialmente per prodotti non a risciacquo. Ecco perchè le nostre creme devono avere un pH finale che sia a sua volta attorno a 5 (tipicamente sta tra 5 e 6). Questo vale anche per ciò che finisce sul cuoio capelluto. I prodotti per capelli di solito hanno pH addirittura inferiori (tra 4 e 5) perchè pH più alti tendono ad aumentare la carica negativa e di conseguenza la frizione tra le fibre dei capelli, con possibili rotture o danni (43) – che è una delle ragioni per cui gli shampoo solidi non sono saponi.
Quindi, alla fine della vostra produzione, dovete sempre controllare il pH della crema ed eventualmente aggiustarlo. Per essere super precisi si dovrebbe usare un pHmetro, ma gli amatoriali usano per lo più le cartine al tornasole.
Ma cos’è questo pH? Il pH è una scala usata per misurare quanto una soluzione acquosa è acida o alcalina (basica). È una scala logaritmica ed è inversamente proporzionale alla concentrazione di ioni idrogeno in soluzione, che sono correlati alla dissociazione degli acidi. Nello specifico, pH = -log[H+], dove [H+] è la concentrazione degli ioni idrogeno. Ad esempio, la [H+] di una soluzione 0.1 M di HCl, di acqua pura, e di una soluzione 0.1 M di NaOH è rispettivamente 10^-1, 10^-7, e 10^-3 rispettivamente (chiedo venia per come ho scritto gli apici ma non so come fare!). Questo significa che i loro valori di pH sono 1, 7 e 13 rispettivamente. Una soluzione con pH = 7 si considera neutra; sotto a questo valore, la soluzione è acida; al di sopra, è basica. Ultima info importante: pH si scrive proprio così, con la p minuscola. Chi lo scriveva con la P maiuscola veniva bocciato all’esame di chimica analitica.
Per abbassare il pH di una soluzione – o di una crema, nel nostro caso, vi servirà un acido. Quando facciamo creme in casa, usiamo tipicamente una soluzione di acido citrico o di acido lattico.
Per alzare il pH di una soluzione o di una crema, vi servirà una base. Quando si fanno creme a casa, si usa una soluzione di sodio idrossido (soda caustica). Non il sodio bicarbonato, non il sodio carbonato.
Quindi, alla fine della vostra produzione, dovete sempre controllare il pH della crema ed eventualmente aggiustarlo. Per essere super precisi si dovrebbe usare un pHmetro, ma gli amatoriali usano per lo più le cartine al tornasole.
[Vai all’articolo dettagliato sui concetti di chimica analitica: unità di misura, concentrazione, acidi e basi, pH]
Quindi, come si presenta una formula?
Dopo aver detto tutto questo, possiamo tirare le somme con le seguenti tabelle, che mostrano più o meno come si presenta la formula di una crema.
A: Acqua (fase esterna) | Funzione | % |
Acqua deionizzata/distillata | Solvente | 100 – % di tutti gli altri componenti |
Glicerina | Umettante | 1-10% |
Gomma xanthana, gomma guar, poliacrilati… | Modificatore reologico | Dose d’uso raccomandata dalla scheda tecnica (di solito tra 0.1 e 1%) |
Sodio lattato, inulina, allantoina… | Ingredienti funzionali non termosensibili | Dose d’uso raccomandata dalla scheda tecnica |
B: Grassi (fase interna) + emulsionante | Funzione | % |
Methylglucose sesquistearate, Ceteareth 25, Olivem1000, Phospholipon 80… | Emulsionante | Dose d’uso raccomandata dalla scheda tecnica |
Alcol cetilico, cetyl palmitate, acido stearico… | Fattore di consistenza | 0.5-3 |
Cera d’api, cera bellina… | Cere | 0-1 |
Burro di cacao, burro di karité, burro di mango… | Burri | 0.5-7 |
Oli (viscosità alta, media, bassa) | Oli | 5-25 |
C: Conservanti + ingredienti funzionali + extra | Funzione | % |
Alcol benzilico/acido deidrossiacetico, potassio sorbato, fenossietanolo… | Antibatterico/antifungino/antimuffe | Dose d’uso raccomandata dalla scheda tecnica (di solito tra 0.5 e 1%) |
Pantenolo, sodio ialuronato… | Ingredienti funzionali termosensibili | Dose d’uso raccomandata dalla scheda tecnica |
Fragranza cosmetica | Profumazione | 0-1 (o dose raccomandata dalla scheda tecnica) |
Soluzione di acido citrico o di NaOH | Acidi o basi per modificare il pH | Dose necessaria per raggiungere un certo pH |