Negli articoli precedenti abbiamo imparato qualcosa sulla nanotecnologia in campo farmaceutico e cosmetico e sui tipi di nanomateriali che vengono utilizzati nei prodotti cosmetici e perchè.
Alla fine della Parte II di questa serie, abbiamo visto che se siamo pasticciatori di creme non professionisti, le nostre possibilità di sfruttare la nanotecnologia si limitano praticamente ai liposomi.
In questo articolo cercheremo allora di capire che tipi di liposomi possiamo usare e se davvero ne vale la pena.
Come avete già letto, i liposomi sono piccole vescicole sferiche fatte di fosfolipidi. Durante la sintesi, i fosfolipidi si dispongono in una conformazione molto simile a quella delle membrane cellulari, formando un doppio strato con le teste idrofile di un lato affacciate verso il mezzo acquoso esterno e quelle dell’altro lato affacciate verso il core acquoso interno. Le code idrofobiche si impacchettano nel mezzo del doppio strato, ben riparate da tutta quell’acqua. Quindi in teoria, queste vescicole potrebbero ospitare sia ingredienti idrofili nel core interno, che ingredienti lipofili in mezzo alle code idrofobe (1).
I liposomi sono conosciuti in tecnologia farmaceutica da decenni (2). Sono stati i pionieri dei sistemi nanometrici di veicolazione dei farmaci e vanno ancora alla grande nella ricerca. Sono anche tra i pochissimi sistemi nanoparticellari che ce l’hanno fatta e sono arrivati sul mercato.
Ma come abbiamo visto, trovano applicazioni anche nella scienza cosmetica (3). Il razionale di utilizzare i liposomi in preparazioni per uso topico è che potrebbero portare l’ingrediente funzionale più in profondità nella pelle, rispetto a quando tale ingrediente è formulato senza nanovettore(4). Il concetto è chiaro e molto interessante, ma possiamo sfruttarlo anche quando facciamo creme nel nostro laboratorio casalingo?
Ci ho pensato un po’ su e alla fine la mia risposta breve è: possiamo usarli, perchè possiamo comprarli, ma potrebbero non avere l’efficacia che ci aspettiamo.
Prima di tutto, vediamo cosa possiamo acquistare. Il mio fornitore preferito è il negozio italiano Glamour Cosmetics, che offre una scelta abbastanza ampia di liposomi che incapsulano diversi ingredienti funzionali: acido ialuronico, peptidi, ingredienti vari contro la cellulite, acido cogico, estratto di ginseng, antiossidanti, vitamine… Insomma, praticamente attivi anti-aging e anti-cellulite. Non ho controllato tutte le formulazioni liposomali che offrono, ma tutte quelle che ho visto consistono di liposomi semplicissimi, direi i più semplici di tutti: sono fatti di lecitina, il fosfolipide più ovvio.
Ma ora è il momento della mia opinione non richiesta.
Usarli in una crema fatta in casa probabilmente non arrecherà alcun danno: sono fatti di lecitina, come detto, che non è un brutto ingrediente, anzi, è favolosa sulla pelle. Però potrebbero deludere le nostre aspettative (non che possiamo controllare se effettivamente penetrano attraverso la pelle, ma tant’è…)
Il problema non è il fatto che il liposoma non possa raggiungere qualche straterello più in giù nella pelle. Come si è detto negli articoli precedenti, lo fanno (e per la milionesima volta: parliamo sempre di strato corneo, non di veicolazione transdermica e circolazione sistemica).
Il problema è che quando facciamo una crema a casa, non abbiamo molto controllo sui parametri che influenzano e determinano l’assorbimento attraverso la pelle di queste vescicole e la loro efficacia di veicolazione. Tra i tantissimi parametri che dovremmo considerare – inclusa la formulazione stessa della crema – ad esempio abbiamo:
Il caricamento del liposoma. Non conosciamo la concentrazione dell’ingrediente funzionale nella formulazione liposomale, perchè la descrizione fornita dal rivenditore di solito non la indica. La mia esperienza con i liposomi mi dice che l’efficienza di incapsulazione, cioè quanto attivo riusciamo a ficcarci dentro, è molto bassa per i liposomi, quindi mi aspetterei che nel batch di liposomi di acido ialuronico che ho comprato, non ci sarà molto ingrediente funzionale. E siccome i fornitori non ci dicono quanto ce n’è, dobbiamo solo confidare che ce ne sia un pochino.
La dimensione del nanovettore. Non conosciamo la dimensione dei liposomi che acquistiamo. Il fatto che possano penetrare attraverso la barriera cutanea o meno dipende anche dalla loro dimensione. Non abbiamo questo dato e non abbiamo uno strumento a casa per misurarlo.
La stabilità del sistema di veicolazione. Anche se sappiamo la dimensione, non sappiamo se questa sarà stabile nel tempo. E non sappiamo se l’ingrediente funzionale viene rilasciato dal liposoma. In altre parole: non conosciamo la stabilità dei liposomi durante lo stoccaggio. I liposomi e gli altri nanovettori condividono un grande obiettivo: rilasciare il farmaco/ingrediente funzionale. Non sono pensati per tenerselo stretto per l’eternità. I liposomi che compriamo per le nostre preparazioni casalinghe sono forniti in soluzione, il che significa che l’ingrediente funzionale si trova in condizioni di poter essere rilasciato. Quindi alla fine, quello che mettiamo nella nostra crema e poi ci spalmiamo in faccia potrebbe tranquillamente essere una miscela di fosfolipidi disfatti e l’ingrediente funzionale libero. Schifo non farà, perchè parliamo sempre di lecitina e, che so, acido ialuronico, ma non è più un nanovettore.
La dose effettiva. Ora, facciamo finta di conoscere il caricamento del liposoma, la dimensione e fingiamo che la sua stabilità sia perfettamente sotto controllo. Formuliamo la nostra crema con X% di liposomi. Questo significa che non avremo X% di ingrediente funzionale, ma Y% (cioè quanto ce n’è nel liposoma, che è molto meno rispetto a X). Cioè se usiamo un 5% di liposomi di acido ialuronico, non equivale a metterci 5% di acido ialuronico: sarà molto meno. Ora, ci spalmiamo la crema in faccia. Quanto di questo 5% di liposomi – contenente <5% di acido ialuronico – riuscirà a farcela e penetrare attraverso la pelle? Temo non molto, e forse non nella maniera che ci immaginiamo (magari si disfano durante l’impresa (5)).
Quindi che dire: una volta li ho acquistati per curiosità, e ce li ho ancora, ma non li ricomprerei di nuovo. Se non ce li avete, non preoccupatevi e a meno che non siano utili per risolvere un problema formulativo (ingredienti insolubili ad esempio), non preoccupatevi più di tanto di procurarveli.
Infatti, questa opinione è limitata all’uso dei liposomi per migliorare la penetrazione degli attivi attraverso la pelle. La storia cambia se vogliamo usarli come adiuvanti nella formulazione per composti che sarebbero instabili o insolubili nella formulazione (6) (sperando in una buona stabilità allo stoccaggio dei liposomi acquistati).
Per concludere questo breve viaggio attraverso la nanotecnologia, aggiungo qualche consiglio in caso vogliate comunque acquistare dei liposomi e includerli in una lozione o in una crema:
- Stoccaggio: vi suggerisco di conservarli in frigorifero. Anche se la formulazione include dei conservanti o degli stabilizzanti, le basse temperature di solito rallentano l’eventuale rilascio dell’ingrediente funzionale dal sistema di veicolazione.
- Come aggiungerli alla crema: aggiungeteli nella cool down phase una volta che avete aggiunto tutto il resto e avete finito di frullare selvaggiamente. Una volta aggiunti, evitate di frullare ad alta velocità e limitatevi a mescolare con la spatola.
Spero che questa serie di articoli sia stata utile o almeno interessante. Se ci sono altri aspetti della nanotecnologia che vorreste discutere, fatemelo sapere!